Strutture di mare: ecco alcune statistiche sull’andamento occupazionale 2020

Partiamo col dire che in tutte le regioni abbiamo riscontrato uno zoccolo duro di occupazione, maturato soprattutto prima dello scoppio dell’epidemia, che è rimasto più o meno stabile durante gran parte dei 2 mesi di lockdown.

Ciò significa che tendenzialmente chi aveva prenotato le strutture per la stagione estiva prima del lockdown non ha cancellato.

Nello specifico, nella finestra dal 9 marzo al 27 aprile, l’occupazione previsionale per le strutture di mare per tutta la stagione giugno-settembre a livello nazionale si è stabilizzata sul 20%.

Inoltre abbiamo notato, facendo un confronto tra l’occupazione previsionale analizzata il 27 aprile e quella all’11 maggio (contestualmente all’effetto psicologico positivo generato dall’allentamento delle restrizioni), che in queste 2 settimane l’occupazione media di tutte le nostre strutture di mare ad agosto è salita dal 20,47% al 20,89%, su settembre siamo passati dal 15,45% al 15,64%, mentre su ottobre (mese che, per le variabili compensative, potrebbe rappresentare una piacevole sorpresa) l’occupazione è salita dal 6,49% al 6,87%.

Incrementi che, per quanto lievi, rimangono pur sempre incrementi, e, considerando il periodo che stiamo vivendo, ricominciare a vedere dei segni + è un’indicazione forte che stiamo ricevendo dal mercato e che ci fa ben sperare per le prossime settimane.

Vediamo adesso nello specifico alcuni trend positivi che abbiamo rilevato dalle nostre analisi statistiche.

L’impatto delle reti: l’andamento del Friuli-Venezia Giulia e della Campania

Le reti di Grado e di Lignano (entrambe in Friuli), seguite da anni dal Franco Grasso Revenue Team, sono ormai considerate modelli di collaborazione e condivisione dei dati tra strutture della stessa destinazione, con l’obiettivo di apportare benefici al cluster, all’indotto e all’intero brand geografico di riferimento.

La domanda lecita che però un osservatore esterno potrebbe porsi è: ma far parte di una rete incide davvero positivamente sui risultati della destinazione e delle singole strutture?

Ebbene, analizzando i dati di tutte le strutture che seguiamo attualmente in consulenza, la risposta è “sì”.

Abbiamo infatti riscontrato che il Friuli-Venezia Giulia si trova costantemente sul podio della classifica delle regioni per quanto riguarda l’occupazione previsionale dei mesi estivi per le strutture di mare (1° posto a giugno e luglio, 2° posto ad agosto e settembre). Ciò significa che, di tutte le nostre strutture nelle regioni italiane, quelle del Friuli hanno subito il minor impatto di cancellazioni sulla media stagionale.

Indubbiamente la collaborazione instaurata negli anni tra le strutture ha portato le 2 destinazioni (Grado e Lignano) ad essere sempre più conosciute, apprezzate e prenotate, permettendo quindi di raggiungere dei buoni tassi di occupazione già prima dello scoppio della pandemia.

Inoltre, la cultura revenue che si è radicata grazie al nostro lavoro ha portato le strutture a reagire meglio alla crisi.

L’alto tasso di strutture extra-alberghiere all’aria aperta, che fa parte del nostro campione friulano, è stato un altro fattore che ha inciso positivamente, consentendo al Friuli di mantenere una buona percentuale di occupazione per la stagione anche in seguito agli ultimi 2 mesi di rallentamento delle prenotazioni.

Inoltre abbiamo riscontrato un analogo trend anche per la Campania (3° posto a giugno, 2° a luglio e 1° ad agosto), regione in cui di recente abbiamo inaugurato una rete (Cilento), la quale sta già raccogliendo i frutti della cooperazione tra le strutture ricettive del comprensorio.

Ad aumentare i tassi di occupazione del Cilento nei mesi estivi contribuisce poi la stagionalità tipicamente corta di questa destinazione, anche se la rete si è posta l’obiettivo della destagionalizzazione.

Strutture all’aria aperta e appartamenti

Ricollegandoci a quanto detto prima, dalle nostre statistiche emerge un altro aspetto che avrà un impatto positivo sui risultati dei prossimi mesi: le strutture extra-alberghiere e all’aria aperta sono le tipologie che hanno mantenuto i tassi più alti di occupazione previsionale.

In particolare troviamo i campeggi (1° posto a giugno, luglio e agosto e 3° a settembre), i villaggi (2° posto a giugno, luglio e agosto) e gli appartamenti (3° posto ad agosto e 1° a settembre) a farla da padrone.

Nei primi 2 casi si tratta di strutture all’aria aperta che, come intuibile dall’analisi fatta in precedenza sul Friuli, hanno subito meno cancellazioni perché tendenzialmente vengono considerate più salubri, in linea col distanziamento sociale e quindi meno esposte al rischio di contagi.

Per quanto riguarda invece gli appartamenti, di solito in queste strutture il contatto con altri clienti o con il personale è ridotto al minimo se non inesistente, e questo dà maggiori garanzie di sicurezza ai clienti che prenotano.

Quindi possiamo prevedere, sulla base di dati statistici certi, che le strutture all’aria aperta e gli appartamenti si riprenderanno prima delle altre tipologie.

Tuttavia, il fatto che – nonostante tutto – continui in generale ad esserci domanda per quest’estate, anche se non ancora ai livelli dell’anno scorso, ci porta a prevedere che anche gli hotel seguiranno la scia positiva delle strutture extra-alberghiere e degli appartamenti, man mano che la diffidenza e la paura nei confronti del viaggio e delle vacanze svaniranno.

Continueremo questa analisi anche nelle prossime settimane per monitorare l’andamento.

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