Generazione Revpar

Andando in giro per l’Italia e – da qualche tempo – anche per il mondo, sempre più spesso capita di incontrare imprenditori che stanno affrontando il passaggio del testimone. Le nuove generazioni incombono. E non è qualcosa cui ci si può opporre. Anzi, è un’opportunità.

In molte situazioni ci siamo accorti che i maggiori cambiamenti, come l’applicazione di nuove strategie aziendali, sono tanto più facili quanto chi prende le decisioni è “presente” in questo tempo. E’ più facile capire l’importanza dei canali di vendita on line per qualcuno che non ha mai sfogliato un catalogo, seduto in un’agenzia di viaggi; è più semplice cogliere l’impatto del mobile per chi controlla di avere con sé, prima ancora delle chiavi di casa, il cellulare. Lo smartphone, pardon… Evidentemente chi scrive non è giovane quanto sente di essere…

In un panorama come il nostro, in cui le aziende sono per larghissima maggioranza a gestione familiare, è inevitabile che le questioni generazionali entrino nelle stanze dei bottoni. Abbiamo due possibili scenari: il primo è quello in cui i figli raccolgono l’eredità dei padri e forse anche dei nonni, portando avanti il canovaccio conosciuto e innovando in maniera proporzionale alla libertà e alla fiducia che viene concessa; il secondo è quello in cui le nuove leve si allontanano – per non dire che scappano – in modo deciso da tutto quello che riguarda il turismo, le camere da vendere, i tour operator e che negli alberghi vogliono andare solo in vacanza.

Troppa fatica, troppe cose da fare e a cui pensare, bisogna arrancare in mezzo a mille incombenze legislative, burocratiche, fiscali come in tutti i settori e, come non bastasse, c’è anche un mondo di clienti sempre più esigenti e verso cui il manico del coltello si sposta sempre più velocemente. E i profitti non sono neanche esaltanti come un tempo. Cinque parole chiave: chi me lo fa fare?

Da anni Franco Grasso sostiene che gli alberghi rappresentano una delle poche possibilità di guadagno in un mondo fiaccato dalla crisi; specialmente alcuni tipi di albergo e senza dubbio alcuno solo gli alberghi “presenti” nel nostro tempo. Ormai lo sappiamo: via i listini, tariffazione dinamica, offerta che si muove in base alla domanda, Ota, parità tariffaria, booking engine etc etc.

Ma soprattutto Revpar e non più Rmc. Il ricavo medio camera è un falso amico, va conosciuto e saputo interpretare; il revpar è il vero indice, il vero termometro, è lui che dice quanto è in salute l’albergo.

Per questo dobbiamo lavorare per il revpar: numero congruo di camere, azienda snella, commercializzazione flessibile e agile, ristorazione solo se davvero sostenibile, puntiamo al profitto, puntiamo al revpar. E cominciamo adesso perché le nuove generazioni devono ricredersi.
E’ possibile lavorare bene e ottenere soddisfazione – anche economica – senza sacrifici inumani, il Turismo è un mondo bello, affascinante, colorato e variegato da affrontare con leggerezza ma non con sufficienza, con leggiadria aziendale ma non con superficialità.

Non servono per forza né per sempre 18 ore di lavoro al giorno; ne bastano la metà per avere sotto controllo le leve giuste e per avere risultato. Con l’occupazione al 30% non serve un rmc di 100 euro; basta un revpar della metà con l’occupazione al 70%.

Andiamo all’essenziale, a quello che davvero conta. E andiamoci anche per le nuove generazioni perché i figli sono emanazioni dei padri. Una generazione non nasce, una generazione si crea. E non è mai troppo tardi per cominciare a creare il futuro della nuova generazione: la Generazione Revpar.

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