Venezia “annega” nel mare della vergogna
Tanti anni fa, in uno dei suoi miglior dischi, il grande Francesco Guccini dedicando una meravigliosa canzone a Venezia nel 1982 cantava “Venezia che muore…Venezia appoggiata sul mare…”
In realtà avrebbe più senso oggi cantare Venezia annegata nel mare…
Ma non nel mare Adriatico bensì nel mare della vergogna: la vergogna di un paese che non sa tutelare i suoi gioielli, che siano menti brillanti o città uniche al mondo, poco cambia.
Non voglio lanciare accuse alla classe politica che ormai non ci sorprende più di nulla ma a chi rappresenta a livello istituzionale il Turismo e lo dovrebbe tutelare per tutelare una gran parte di PIL e di posti di lavoro.
Il MOSE non è che l’espressione ultima di volgarità, incompetenza e disinteresse per ciò che riguarda “l’altro”.
Come aiuteremo i nostri amici albergatori a risollevarsi?
Come riusciremo a salvare le tante opere d’arte a rischio?
Chi pagherà per le depressioni e i drammi economici e psicologici che tutto quello che sta succedendo determinerà?
Quanto costerà tutto ciò in termini di visibilità internazionale?
Come al solito all’estero faremo la figura dei dilettanti allo sbaraglio, capaci solo di intervenire quando “i buoi” sono usciti dal recinto.
Non ci indigniamo più e ci stiamo abituando a ciò che dovrebbe far ribollire il sangue.
Secoli di arte e di storia generazioni votate all’ospitalità e l’orrenda sensazione che a qualcuno questa famigerata e ricca Venezia stia un po’ sulle scatole viste le sue tante fortune.
Abbiamo bisogno di un segnale: salvate Venezia per sempre, così salveremo un po’ di noi e delle nostre radici italiane.
Viva Venezia, viva la bellezza, viva la vita!