Thomas Cook: ecco perchè è fallito
La prima reazione alla notizia è stata di sorpresa, la seconda è stata di rabbia.
Centinaia di migliaia di turisti nei guai, albergatori che avranno problemi a incassare e lavoratori che si ritroveranno senza un impiego.
Ovviamente continueremo a raccontarci le storie che ci piace ascoltare, storie che trovano sistematicamente i malvagi colpevoli di tutto questo.
Manager, banche e complottisti sicuramente ne proporranno alcune, tutte condite con un po’ di macabra creatività e con un po’ di senso del “meglio a loro che a noi”.
Lo stesso canovaccio che finora è stato rappresentato sulla scena mondiale per i danni climatici in Antartide o in Africa.
Poi un giorno ti svegli e ti accorgi che la vittima sei tu.
Quando cominciai a parlare di revenue le Agenzie Di Viaggio sostenevano che internet non fosse affidabile e che viaggiare con esse fosse molto più sicuro.
Non era vero allora e lo è ancora meno adesso, come purtroppo stiamo vedendo.
Perché Thomas Cook è fallito?
Non poteva succedere nient’altro che questo, era tutto banalmente prevedibile e purtroppo non credo che Thomas Cook sarà un caso isolato.
Ce ne sono stati prima e ce ne saranno dopo.
Le attenzioni dei media e della stampa sono ovviamente rivolte agli aspetti finanziari (banche, finanziamenti, cinesi e molto altro) e sociali (occupazione, disagi, costi), ma credo che pochi abbiano idea di quanto anacronistico sia ormai il mondo dei Tour Operator, di qualunque dimensioni essi siano e ovunque (o quasi) essi operino.
Ho passato molti anni a predicare le soluzioni migliori affinché i Tour Operator potessero non solo sopravvivere, ma svilupparsi ulteriormente nel nuovo mercato turistico (molto lo scrissi nel primo libro del 2006).
Nonostante questo, la stella della lungimiranza e del buon senso che avrebbe dovuto illuminare il cammino dei Tour Operator non si è mai accesa.
Con sgomento mi chiedo:
- Davvero pensavano di poter vendere con tariffazioni statiche – previste mesi prima e per molti giorni/settimane/mesi – in un mercato dove la leva tariffaria si muove anche più volte al giorno?
- Davvero pensavano che bastasse essere on line per riuscire a intercettare il mercato?
- Davvero pensavano di avere la competenza di suggerire le tariffe agli hotel per massimizzare le vendite?
- Con quale competenza di mercato poi, visto che per loro il revenue e la dinamicizzazione tariffaria è da sempre “il nemico”?
- E davvero pensavano di poter ragionare in termini di netto hotel insieme agli alberghi disattendendo il selling price finale?
- E davvero pensavano che l’anacronistica procedura degli allotment gestiti con release a chissà quanti giorni prima – in voga negli anni ’70, quando io studiavo tecnica turistica all’Istituto Tecnico per il turismo di Roma -, fosse una pratica attuale e produttiva?
- Perché questi operatori dettano le leggi di mercato quando non ne hanno le competenze?
- Ma soprattutto, perché questo terrorismo nei confronti del futuro delle aziende alberghiere ora che Thomas Cook ha chiuso i battenti?
- Immaginiamo forse che queste persone non viaggeranno più? O forse semplicemente utilizzeranno altri strumenti per prenotare?
La necessità di una memoria storica
Questo e molto altro è semplicemente sconosciuto e disatteso.
Se Thomas Cook con i suoi numeri ha destato così tanto clamore, molti altri Tour Operator si sono “spenti” nel silenzio e lontani dai riflettori, lasciando alberghi con crediti non riscossi, turisti in panne e posti di lavoro persi.
Molti miei amici che dopo il diploma abbracciarono il mondo aziendale e dei Tour Operator hanno perso il lavoro.
Tutti costretti a reiventarsi, tutti nell’ombra, fantasmi senza nome e senza dignità professionale, numeri di polverose e inutili statistiche.
Sì inutili, perché non riusciamo ad imparare mai dai nostri errori.
Soprattutto non riusciamo a liberarci mai dalla zavorra del nostro orgoglio, che ci spinge a creare una giustificazione o ad accusare altri del nostro fallimento.
Thomas Cook era sulla strada sbagliata e alla fine si è perso.
Mi auguro che il comparto turistico possa crescere, capire e indirizzarsi sulla strada maestra.
Con rispetto,
Franco Grasso