Turismo seriale: impazzano i viaggi sulle orme dei telefilm più famosi
L’arte cambia con il trascorrere del tempo. La globalizzazione e la sempre maggior semplicità di spostamento creano ponti meravigliosi a fare da raccordo con la nostra fantasia.
Il concetto di turismo di massa è nato abbastanza recentemente, sicuramente per quanto riguarda il ceto medio.
Quando Thomas Cook, il lontano 5 Luglio del 1841, mise su un treno che percorse 11 miglia (da Leicester a Loughborough) 570 persone, diede di fatto vita al primo viaggio organizzato della storia.
Prima però viaggiavano i ricchi e, spesso, unicamente per questioni di lavoro. Recarsi a Londra nel 1851 per la prima Esposizione Universale avrà di certo rappresentato un’esperienza incredibile. Lontana però anni luce dal concetto di zaino in spalla e guida turistica in mano.
Oggi le tendenze sono cambiate. E i motivi per cui si è disposti a spendere e spostarsi si sono sensibilmente modificati.
Le città d’arte mutano i propri connotati, se non di fatto, almeno nell’ideologia dei Viaggisti. Proprio perché il concetto stesso di arte ha subito delle enormi variazioni.
Fra le tante ragioni in grado di alimentare il desiderio mistico di conoscenza, il cinema si è da tempo trasformato in una new wave pop in grado di attirare fan sfegatati da ogni dove. Incoronando gli Stati Uniti come una delle mete preferite per chi si è per anni cibato del culto di Hollywood.
E, se il fenomeno è destinato a proseguire e radicarsi, negli ultimi anni si sta facendo largo a spallate un’altra tendenza: le serie tv. Un medium che è cresciuto in qualità, in investimenti e in quantità.
I telefilm, come li chiamavamo da profani un tempo, fungevano agli albori più che altro da riempitivo di uno spazio vuoto, fra un impegno e l’altro nel corso della giornata.
Con qualche eccezione cult, prodromo di un futuro ancora lontano un paio di decadi.
Oggi sono diventati la rappresentazione massima di una storia, molto più vicina alla libertà di respiro di un romanzo rispetto al cinema.
Proprio per questo motivo la familiarizzazione con i vari personaggi è cresciuta, grazie alle ore passate in loro compagnia.
E con essa la brama di toccare con mano le location, anche di fantasia, che hanno dato vita alla narrazione.
Così capita che, di punto in bianco, una destinazione (semi)sconosciuta viva un picco di incredibile floridità turistica.
Ciò che sta accadendo recentemente, a seguito del gran battage pubblicitario e della messa in onda della serie HBO Chernobyl, va persino al di là di ogni aspettativa.
La produzione americana tratta, come suggerisce inequivocabilmente il titolo, il tremendo incidente presso la centrale nucleare Vladimir Il’ič Lenin.
E ha aumentato esponenzialmente il numero di turisti desiderosi di visitare l’impianto, luogo della tragedia.
Sergiy Ivanchuck, direttore di SoloEast Tours, riporta che la compagnia ha visto un incremento del 30% nel numero di turisti diretti a Maggio verso Pripyat (la città fantasma che sorgeva attorno l’impianto) in comparazione con lo stesso mese dell’anno precedente.
Le prenotazioni per Giugno, Luglio e Agosto sono cresciute approssimativamente del 40% sin dalla prima messa in onda dello show, afferma Ivanchuck.
Ma cosa spinge realmente questo esodo verso un luogo così lugubre?
Non certo la semplicità di raggiungimento. Le visite guidate, della durata di circa quattro ore, partono da Kiev.
Accessibile, non certo a basso costo, con voli diretti dalle principali città europee. Tuttavia la centrale nucleare dista ulteriori tre ore (circa) dalla capitale ucraina. Una discreta sfacchinata.
L’area intorno all’impianto ha un’atmosfera post apocalittica, dove le piante crescono indisturbate sugli edifici e gli animali vagano senza meta. Un’esperienza surreale senza pari. Difficile credere ai propri occhi, quando il pensiero fugge pericolosamente verso la brutale memoria di quei luoghi.
Da sempre però l’essere umano ha manifestato un gusto morboso per il macabro, al di là di ogni coscienza o interesse storico. Tanto per citare un esempio noto, solo ad Auschwitz si registra un’affluenza annua di oltre 1 milione di persone.
Forse tutti noi, sotto la gelida ombra di Tanato, siamo istintivamente spinti a un confronto intimo con noi stessi. Pesando le nostre fortune e la nostra sorte sulla bilancia dell’assurdità del Fato.
O forse vogliamo solo un selfie da postare sul nostro social network preferito.
Le serie tv, come ogni fenomeno di massa, fanno tendenza. Questo è il dato di fatto. Interessante perciò studiarne i comportamenti a livello di flusso, lasciando ad altri eventuali disamine morali.
Cherobyl è, sotto certi versi, la manifestazione più peculiare di questo trend, oltre a essere cronologicamente la più recente.
Non l’unico però e neanche il più imponente.
Il Trono di Spade è un altro fulgido esempio. Aggiungendo prosperità all’attrattiva di mete già più note, come l’Islanda, l’Irlanda o Siviglia.
O dando una forte spinta a Dubrovnik, splendida cittadina sulla costa sud della Croazia.
Anche qui, proprio grazie alla passione per la trasposizione filmica della saga di George R.R. Martin, le presenze sono cresciute del 17% dal 2016 al 2018. Registrando ben oltre 1 milione di visite proprio negli scorsi dodici mesi.
Ma non solo macrodestinazioni, anche luoghi fisici specifici.
Quante giovani (e meno giovani) donne si sono accalcate all’interno del piccolo Magnolia Bakery di New York, pur di assaporare un po’ di Sex and the City. Più o meno le stesse che hanno braccato l’esterno del Fisher Plaza, edificio di Seattle che ha prestato la facciata per le riprese dell’ospedale di Grey’s Anatomy.
E poi ancora Albuquerque, in Nuovo Messico, sulle orme di Walter White e Jesse Pinkman, antieroi del capolavoro Breaking Bad.
Le spiagge hawaiane di Oahu, dove naufragarono i disgraziati passeggeri del volo di Lost.
Per arrivare, e terminare una lista che potrebbe essere infinitamente lunga, con il fenomeno nostrano di Montalbano. Tra Ragusa, Scicli, Modica, Punta Secca e il Castello di Donnafugata.
Fenomeni socio-antropologici e turismo vanno da sempre a braccetto.
È perciò fondamentale, oltre alla conoscenza tecnica della materia, predisporsi alla ricezione di ogni possibile fattore che possa influenzare il mercato.
La prosperità dei fatturati di un’azienda passa (anche) attraverso questi dettagli.