Risultati hotel Italia (ed Europa) a giugno e andamento previsionale prossimi mesi

Ed eccoci al primo giro di boa post-covid, con i risultati delle strutture ricettive italiane nel primo mese dalla fine del lockdown (avvenuto il 3 giugno).

I risultati sono stati decisamente positivi, soprattutto alla luce di tutti gli handicap da cui si partiva e che in molti albergatori comportavano aspettative molto basse.

La verità è che quello che si è registrato nel mese di giugno non ha fatto altro che confermare un trend che già avevamo previsto in un precedente articolo

Ecco a seguire un grafico dei risultati d’occupazione da marzo a giugno delle nostre strutture seguite in consulenza (300 su tutto il territorio nazionale, di ogni categoria e dimensione) raggruppate per tipologia di destinazione (mare, montagna, lago, città) dove è evidente la netta ripresa nel mese di giugno.

Come emerge dal grafico le destinazioni a registrare le performance migliori sono le località di mare, lago e montagna, trainate dal segmento leisure domestico e dai picchi dei weekend.

La maggioranza delle strutture in queste destinazioni leisure sono riuscite a chiudere il mese in pareggio o con un profitto, cosa inimmaginabile qualche mese fa, e in alcuni casi eccezionali a superare anche i risultati di giugno 2019.

In questo senso il buono (o cattivo) meteo è stato più importante del Covid-19 nel determinare le performance di queste strutture.

Mentre a faticare sono soprattutto le città d’arte o a doppia vocazione business/leisure, per via della mancanza o scarsità di stranieri su cui questo tipo di destinazioni fa più affidamento, delle restrizioni ai viaggi e per la mancanza di eventi e congressi annullati a causa del Covid.

Tuttavia va detto che anche le città hanno comunque registrato una ripresa significativa, se rapportata alla situazione dei mesi precedenti (marzo, aprile, maggio).

Ed è molto importante sottolineare come la situazione nelle principali città come Roma, Milano, Firenze è abbastanza variegata se si analizza l’area di riferimento.

Perché a giugno non è stato così insolito vedere hotel vicino alle stazioni centrali o aeroporti raggiungere oltre il 90% d’occupazione nell’infrasettimanale (intercettando una forte domanda business) e hotel vicino ad attrazioni turistiche come il Colosseo a Roma o il Duomo a Milano arrancare tra il 10 e 30% giornaliero.

Se giugno è stato tutto sommato positivo considerate le difficoltà del caso, il trend sui prossimi mesi si preannuncia ancora più incoraggiante, come possiamo vedere dai prossimi due grafici che evidenziano sia la variazione percentuale di occupazione avvenuta nell’arco di 4 settimane (1 giugno-29 giugno) per i prossimi mesi da luglio a settembre e poi la situazione al primo luglio sull’occupazione previsionale degli stessi mesi, segmentata per tipologia di destinazione

Come possiamo notare, si registra una tendenza in lieve miglioramento anche per le grandi città, e per quanto le percentuali delle città ad oggi possono sembrare molto basse, va anche detto che analizzando l’andamento di giugno, complice anche la prevalenza di clientela domestica (sia business che leisure), la finestra di prenotazione si è notevolmente ridotta rispetto al 2019, cosa che ci induce a prevedere un aumento esponenziale dell’occupazione man mano che andremo avanti e ci avviciniamo alla data di checkin.

E chiaramente ci aspettiamo che la situazione migliori visibilmente a partire da settembre, con la ripresa degli eventi e del settore mice.

Un altro segnale incoraggiante deriva dall’ottima percentuale di stranieri per le prenotazioni in essere da luglio a fine anno arrivate negli ultimi 60 giorni, dato estratto da Booking.com per le strutture che seguiamo in consulenza.

Una percentuale che riteniamo continuerà ad aumentare man mano che le restrizioni tenderanno ad allentarsi in tanti paesi, i voli aumenteranno la loro frequenza e la paura e la diffidenza verso l’idea del viaggio tenderanno a scemare sempre di più.

È chiaro che queste percentuali possono variare in modo più o meno rilevante a seconda del tipo di destinazione.

Ma una cosa interessante che abbiamo notato è che per le grandi città, per quanto ci siano mercati stranieri che per ovvie ragioni si sono ridotti o azzerati, altri mercati (soprattutto europei come Germania, Francia, Svizzera, Olanda, Regno Unito, Belgio) hanno resistito piuttosto bene e si sono dimostrati abbastanza reattivi mantenendo un’ottima percentuale di prenotazioni.

Il grafico a seguire, preso da Booking.com su una tipica grande struttura 4 stelle e centrale di Milano, riflette dei trend visibili (con tutte le variazioni del caso) anche nelle principali città con doppia vocazione business/leisure come Roma, Firenze, ecc.

Diciamo che questi risultati italiani sono fondamentalmente in linea con quello che sta succedendo a livello macro in Europa, come emerge dai dati forniti da STR (la più grande società di benchmarking per hotel nel mondo) che evidenziano un trend in crescita per il vecchio continente.

Teniamo presente che queste occupazioni medie a livello nazionale sono il risultato di escursioni occupazionali piuttosto evidenti quando si analizza la differenza tra le città principali e le destinazioni regionali prettamente leisure (mare, montagna, lago ecc.), una tendenza che ormai è generalizzata a livello mondiale.

E non va trascurato il fatto che, trattandosi di media su hotel aperti (e non su tutti gli hotel, sia aperti che chiusi), sicuramente la velocità e l’andamento della crescita futura sarà correlata non solo all’aumento della domanda (collegata all’evoluzione sanitaria, dei trasporti, delle restrizioni ai viaggi ecc. dell’attuale situazione), ma anche all’aumento graduale delle riaperture degli hotel ad oggi temporaneamente chiusi e, quindi, all’aumento dell’offerta delle strutture ricettive.

In conclusione, per quanto la situazione sia ancora complicata e piena di incertezze (in uno scenario di convivenza col virus dove il buon senso e la responsabilità individuale di ciascuno di noi è determinante quanto le decisioni dei governi per consentire al turismo e all’industria alberghiera di sopravvivere in attesa di tempi migliori), è sicuramente rilevante e incoraggiante il fatto che ad oggi gran parte dei paesi mondiali hanno ripreso l’attività turistica e sono in un trend di crescita con cenni di ripresa anche del segmento internazionale, segno che la voglia di viaggiare (che siano aerei, treni, bus, auto, tratte a corto, medio o lungo raggio ecc.) della maggioranza delle persone sta gradualmente prevalendo sulle paure e le difficoltà economiche.

E per quanto in questo articolo ci siamo concentrati solo sull’occupazione, nei prossimi inizieremo ad affrontare anche ADR e Revpar, perché i segnali sono incoraggianti anche da questo punto di vista.

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