Revenue e concerti: un sistema di vendita che non è revenue
Prof ma vendere tutti i biglietti per un concerto che si farà tra mesi in pochi minuti è “revenue”?
La mia risposta la potete immaginare…
Ma quale sarà la vera motivazione per cui ci si ostina in continuazione a voler vendere biglietti per un concerto importante a prezzi così bassi da poterli vendere tutti in pochi minuti? Chi aiuta questo? Lo si fa per motivazioni etiche poiché altrimenti i biglietti non potrebbero essere acquistati da chiunque?
Vincere alla lotteria è più facile
Proviamo ad analizzare in maniera lucida e razionale questo fenomeno che ogni tanto bagna d’inchiostro i giornali per qualche giorno, per poi prontamente rientrare ed essere ripetuto esattamente nello stesso modo (la prima volta – che ricordo – mi successe fu nel 1988 per un concerto di Bruce Springsteen a Roma allo stadio Flaminio).
Proviamo intanto a metterci d’accordo su cosa sia etico. Da una parte diamo la possibilità teorica a molti di poter acquistare i biglietti a prezzi non troppo alti, ma dall’altro poi glielo impediamo poiché in pochi minuti tutto è sold out e quindi per il nostro ipotetico e appassionato acquirente è un po’ come vincere una lotteria, quindi una possibilità teorica molto remota.
Questo sistema, che ovviamente non è allineato alle logiche del mercato, determina tutta una serie di fenomeni fastidiosi che oggi balzano alla cronaca come “secondary ticketing” un modo come un altro per “aggiustare”a proprio personale (non collettivo) vantaggio le distorsioni di mercato provocate all’origine dalla scelta di vendere in maniera ufficiale i biglietti in quel modo.
Vendere secondo le logiche revenue
Perché allora non vendere i biglietti secondo le logiche revenue e cioè secondo le regole del mercato? Partendo da tariffa medio basse e contingentando la vendita ad una parte di biglietti, si può poi alzare il prezzo in funzione della domanda, dando a tutti coloro che sono disposti a pagare di più l’opportunità di acquistare un biglietto per il concerto (per poi magari negarsi una pizza per mesi, magari, ma la vita è fatta di scelte e relative rinunce).
Ovvio che in questo modo i prezzi potrebbero salire a livello stellare e comunque avere un andamento di vendita diverso, arrivando a vendere biglietti anche a pochi giorni dalla data del concerto.
A chi conviene vendere così?
A chi conviene fare invece quanto si fa? Certamente non agli artisti che potrebbero incassare molto di più e sicuramente a nessuno facente parte della macchina organizzativa dei concerti, che sono in molti, e potrebbero essere anche di più se girassero più soldi ma soprattutto all’utente finale che avrebbe più possibilità a prezzi maggiorati di riuscire a vedere il concerto cosa che fanno lo stesso pagando soldi però chissà a chi e soprattutto chissà come.
Le soluzioni, quelle vere, non stanno quasi mai a valle ma a monte e la salita per individuare i problemi e risolverli comunque è un atto di fatica che non tutti amano fare .
Aspetteremo il prossimo concerto per ridirci ancora una volta le stesse cose o cominceremo a vendere a tariffazione dinamica e nei modi di mercato i biglietti nell’interesse di tutti?
Comunque… evviva gli U2 e tutta la musica buona!
Franco Grasso