L’albergatore è il primo tour operator di una destinazione

CHI TROVA UN VIAGGISTA TROVA UN TESORO /4 : REVENUE E TERRITORIO
Lo abbiamo già scritto: il viaggista si muove con tranquillità (anche fuori stagione) e per lui non fa tanta differenza se il suo spostamento sia verso location amene o popolari….l’importante è spendere il proprio tempo libero, la propria vacanza, la propria esperienza di viaggio in un luogo divenuto brand (nell’accezione geografica del termine).

La quarta “puntata” del revenue-romanzo “chi trova un viaggista, trova un tesoro” pone domande semplici e risposte ambiziose all’albergatore.

  • Qual è la propria destinazione di riferimento?
  • Come commercializzare la propria struttura sulla destinazione stessa?

Con la prima domanda è necessario fare il paio con cosa hanno cercato viaggiatori stranieri narrati in grandi opere sul nostro territorio.

Il viaggista Goethe nel ‘700 ispirava il suo Grand Tour alla classicità, quello di Edward Lear nell’800 cercava l’Italia negli italiani, il grande cinema italiano degli anni ’60, attraverso la Dolce Vita, mitizza le abitudini mondane.

Oggi il cliente straniero, che ci conosce attraverso i media attuali, è attratto dal Belpaese minore.
Cerca un’Italia autentica, fatta di paesi diroccati, alberghi diffusi, tradizioni locali per cercare il principio della Grande Italia osannata dagli artisti.

Questo “patrimonio minore” si è reso visibile grazie al processo di “delocalizzazione” in atto sul web e più specificatamente attraverso i canali di vendita del settore turistico, le OTA, le quali tendono a sottendere nei loro motori di ricerca sempre più spesso una o più micro-destinazioni (città, paese o provincia) ad una macro-destinazione di riferimento.

Il brand geografico

Così impazza la rincorsa da parte degli hotels a scalare posizioni di ranking sulla macro destinazione per essere maggiormente visibili. E così la locanda di campagna può finalmente realizzare il sogno di esser ugualmente visibile e popolare proprio come al 4 stelle al centro storico di una città d’arte. E l’albergatore può ricollocare commercialmente (e come patrimonio immobiliare) la propria struttura sulla destinazione di riferimento al brand popolare  che ricerca il viaggista.

La risposta alla seconda domanda è la conseguenza logica della prima.

Commercializzarsi attraverso la propria “nuova” destinazione di riferimento significa intermediare con il territorio attraverso le proprie eccellenze.

Nell’epoca dell’e-commerce non si può non prescindere dal rendere il viaggista indipendente nel costruirsi un pacchetto di viaggio a proprio piacimento in maniera dinamica e personalizzata.

In mancanza di un sito di destinazione (DMS, Destination Management System), cosa già rara in Italia, sarà il sito dell’hotel a rendersi “tour operator” del proprio territorio.

Il futuro passa da qui: cercare di abbattere tutte le resistenze burocratiche ed amministrative che non hanno permesso sin’ora ai Booking Engine dei siti degli hotel di vendere lo skipass del comprensorio, di riservare un ombrellone per il singolo giorno, di prenotare il wine-tasting nella cantina preferita.

Oggi è necessario innescare l’effetto domino per cui un hotel può rendere anche un’attività di servizi sempre più dinamica, quello che noi del Franco Grasso Revenue Team chiamiamo Open Revenue.

Viatico per un revenue di destinazione, che curiamo già in alcune destinazioni.

Questo permetterà agli operatori di tornare a conoscere il proprio territorio più di quanto il mercato/viaggista stesso ne sappia ora, permetterà agli imprenditori di prendere le redini della destinazione e decidere le sorti del territorio più di ogni amministrazione o istituzione, permetterà all’intero comparto alberghiero di aprire le porte di una destinazione senza esser soggiogati da grandi operatori internazionali e/o vettori aerei.
Benvenuti, non accomodatevi e….

Buon viaggio!

 

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