Hotel Trend n. 13 – Analisi e previsioni montagna, città, mare e lago

Iniziamo analizzando i dati a consuntivo di occupazione e RevPAR del cluster montagna mese per mese da novembre 2020 a febbraio 2021, confrontati con lo stesso periodo dell’anno scorso. Ricordiamo che il RevPAR (Revenue per Available Room) rappresenta il ricavo medio ottenuto per ogni camera disponibile, quindi tiene conto sia delle camere vendute che di quelle invendute.

 

Montagna: occupazione e RevPAR da novembre a febbraio e confronto con l’anno scorso

Come possiamo evincere dal grafico, i risultati sono stati prevedibilmente inferiori rispetto a quelli dell’epoca pre-Covid e ovviamente ciò è dovuto alle restrizioni agli spostamenti tra le regioni e tra l’Italia e gli altri paesi, oltre che alla chiusura degli impianti sciistici, che di fatto si è protratta per tutta la stagione invernale.

Però, all’interno di una stagione indubbiamente complicata, è da sottolineare la ripresa di febbraio, in cui il campione di strutture che abbiamo preso in considerazione ha raggiunto una percentuale di occupazione media del 49% e un RevPAR di 70 €.

Specifichiamo che, a seguito delle restrizioni imposte dal governo, alcune delle strutture di montagna hanno deciso di chiudere per il periodo analizzato, per cui il campione è composto soltanto da 20 strutture (con una capacità media di 30 camere) che sono rimaste aperte in questi ultimi mesi, lavorando soprattutto nei week-end con clientela regionale e di prossimità, intenzionata a passare qualche giorno di relax a contatto con la natura e ad evadere temporaneamente dalla realtà pesante che stiamo vivendo.

I dati più alti di febbraio sono in parte influenzati positivamente anche dalle strutture che nel suddetto mese si sono trovate a lungo in regioni a zona gialla (come Lombardia e Veneto), quindi con maggior libertà di movimento e un numero più alto di attività aperte.

Inoltre all’interno del campione ci sono alcune strutture che, trovandosi vicino a Cortina d’Ampezzo, a febbraio hanno beneficiato dei Campionati Mondiali di Sci, che, per quanto fossero chiusi al pubblico per le normative Covid, hanno comunque generato una discreta domanda (atleti, giornalisti, staff tecnico ecc.).

Passiamo adesso all’analisi dei dati a consuntivo delle città (tra cui anche le principali città d’arte come Roma, Milano, Firenze, Napoli), sempre da novembre a febbraio e confrontati con il periodo pre-Covid.

 

Città: occupazione e RevPAR da novembre a febbraio e confronto con l’anno scorso

Anche in questo caso, a causa di restrizioni, chiusure e riduzione drastica della clientela leisure, sia italiana che soprattutto internazionale, registriamo dei dati inferiori rispetto a quelli dell’anno precedente.

Però la clientela business individuale (almeno una parte di essa), poiché deve spostarsi per lavoro, non ha mai smesso di viaggiare, e, potendo di fatto muoversi verso qualsiasi regione (a prescindere dal colore) grazie all’autocertificazione, in questi mesi ha rappresentato e sta continuando a rappresentare la principale fonte di domanda (insieme a chi viaggia per motivi di salute) per le strutture di città, permettendo quindi a queste ultime di rimanere aperte con risultati economicamente sostenibili.

Oltre allo zoccolo duro garantito dai clienti business (soprattutto per gli hotel che offrono servizi come il ristorante, il parcheggio, il Wi-fi stabile e veloce e un’ottima reputazione online), va evidenziato anche il progressivo miglioramento dei risultati negli ultimi 4 mesi, sia per quanto riguarda l’occupazione che per quanto riguarda il RevPAR.

Il dato di Febbraio, il migliore degli ultimi 4 mesi (da quando è iniziata la seconda ondata), è sicuramente legato al miglioramento della curva epidemiologica (in termini di calo dei casi positivi e delle ospedalizzazioni) che ha portato a un incremento delle regioni gialle a livello nazionale (e quindi un allentamento delle restrizioni), che a sua volta ha prodotto un piccolo aumento anche di domanda leisure (per quanto regionale e limitata soprattutto ai weekend, complice anche un meteo a tratti primaverile)

Vediamo adesso i dati provvisori di occupazione su marzo e aprile per i 2 cluster che abbiamo già analizzato a consuntivo, ovvero montagna e città.

 

Montagna e città: occupazione provvisoria di marzo e aprile

Sulla montagna al momento registriamo un’occupazione del 12% su marzo e dell’8% su aprile, mentre sulle città abbiamo un’occupazione provvisoria del 21% su marzo e del 7% su aprile.

I dati della montagna sono sicuramente influenzati in modo negativo dall’ultimo D.p.c.m., che ha prorogato la chiusura degli impianti sciistici fino al 6 aprile.

Invece, per quanto riguarda le città, come per gli ultimi mesi, continuiamo a registrare un importante flusso di domanda soprattutto sotto data e da parte dei clienti business (quindi con picchi di occupazione tra il lunedì e il giovedì).

Chiaramente bisognerà verificare in questi due mesi se e quanto la ripresa dei contagi e il ritorno di restrizioni potrebbe nuovamente rallentare quella che sembrava una curva di performance (occupazione e RevPAR) in risalita

Vediamo infine i dati di occupazione e prezzo medio di vendita (aggiornati al 7 marzo 2021) per i mesi da maggio a ottobre su 4 tipologie di destinazione: città, mare, montagna e lago.

 

 Città, mare, montagna e lago: occupazione e prezzo medio di vendita provvisori da maggio ad ottobre

Le città, in parte per la loro finestra di prenotazione (che, anche in una situazione normale e senza pandemia sarebbe stata più corta di quella degli altri cluster) e in parte per la netta prevalenza che il mercato business domestico ha in questo periodo rispetto a quello leisure internazionale, rappresentano il cluster che in questo momento ha le percentuali di occupazione più basse da maggio ad ottobre.

Ma i dati di questi grafici ci dicono che le prenotazioni per le città hanno iniziato a muoversi anche per i prossimi mesi e, non appena la situazione epidemiologica e il governo lo consentiranno, prevediamo che ci sarà un’accelerazione della domanda sulle città.

In particolare evidenziamo la ripresa che si può ipotizzare già per settembre e ottobre, in cui la città ha i prezzi medi di vendita più alti di tutti i cluster (anche grazie ad eventi e fiere che attirano domanda internazionale, come ad esempio il Salone del Mobile o la Fashion Week di Milano).

Poi troviamo il mare che, rispetto alle altre tipologie di destinazioni tipicamente stagionali e vacanziere (montagna e lago), è il cluster che in questo momento ha i tassi di occupazione più bassi, per quanto sempre in linea con una stagione normale, considerando la distanza dalla data. Il dato più basso rispetto alle altre destinazioni è verosimilmente dovuto al fatto che il mare, rappresentato dal contingente di strutture più numeroso in Italia (il 26,9% delle strutture e il 30,2% delle camere, secondo le statistiche dell’Istat del 2018) e quindi da una maggiore offerta, è caratterizzato da una domanda che tende a distribuirsi tra molte più strutture. In ogni caso il mare conferma la sua forte attrattività in alta stagione, attestandosi al primo posto ad agosto per prezzo medio di vendita (163 €).

Infine troviamo la montagna e, in modo ancora più accentuato, il lago, che stanno ricevendo prenotazioni ad un ritmo più sostenuto.

Poiché questi 2 cluster si caratterizzano per un’offerta meno ampia rispetto a quella del mare (secondo i dati Istat del 2018, la montagna rappresenta il 20,9% delle strutture e il 14% delle camere, mentre il lago il 4,8% delle strutture e il 4,5% delle camere), la forte domanda per l’estate tende a concentrarsi su una quantità di strutture più limitata.

Inoltre entrambi i cluster stanno riuscendo ad ottenere ottimi tassi di occupazione e prezzi medi di vendita anche nei mesi di bassa-media stagione. Nel caso del lago, sicuramente questo andamento è influenzato positivamente dalla posizione delle strutture, che trovandosi principalmente vicino al lago di Garda e al lago di Como (quindi molto vicine al confine con i paesi a Nord dell’Italia), nei mesi di spalla riescono a beneficiare anche della domanda dei clienti europei di prossimità, che statisticamente a maggio e ottobre tendono a viaggiare maggiormente rispetto ai clienti italiani. In ogni caso sia la montagna che il lago, così come il mare, stanno prevedibilmente registrando il proprio apice di prezzo medio ad agosto (147 € per il lago, 131 € per la montagna).

Va rilevato inoltre che, a differenza del lockdown dell’anno scorso, non abbiamo ancora assistito a un blocco delle prenotazioni, che continuano ad arrivare con una certa regolarità, facendo trasparire non solo la gran voglia di viaggiare, ma anche l’ottimismo e la speranza che si possa farlo come già successo l’estate scorsa.

Se, come si prevede, nei prossimi 2-3 mesi la campagna vaccinale procederà a pieno regime determinando i suoi effetti sull’abbattimento della curva epidemiologica (e soprattutto sulla riduzione dei ricoveri, dei casi gravi e dei decessi), se i governi permetteranno nuovamente di viaggiare in modo libero all’interno delle nazioni e tra le nazioni, e se sarà concesso a gran parte delle attività di riaprire, prevediamo che la domanda, sia italiana che internazionale, avrà in estate un’impennata (o quanto meno un’accelerazione) verso tutte le destinazioni. E i dati prenotativi che vediamo oggi sono già abbastanza incoraggianti e lasciano presagire il meglio.

 

Se volete approfondire con una panoramica generale sui risultati complessivi del 2020 e con ulteriori previsioni sul 2021, potete leggere questo articolo.

Se invece volete analizzare più nel dettaglio i dati delle strutture di città e i vantaggi che queste ultime ottengono se decidono di rimanere aperte, vi invitiamo a leggere questo articolo.

Continueremo a monitorare i dati e ad aggiornarvi sugli andamenti di mercato.

 

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