Tutto questo un giorno sarà tuo: passaggio generazionale in numeri
Passaggio generazionale in numeri
Ci sono numeri (alcuni impressionanti) che dobbiamo tenere presenti quando parliamo di passaggio generazionale, per avere una chiara fotografia delle sfide che devono affrontare gli albergatori alle prese con questo delicato processo:
- oltre 90% delle PMI italiane sono aziende a stampo familiare;
- circa 50% di esse andrà incontro al passaggio generazionale entro il 2025 per raggiunti limiti d’età dei fondatori;
- Il 50% delle imprese familiari italiane scompare alla seconda generazione e solo il 15- 20% sopravvive al terzo passaggio generazionale;
- il passaggio generazionale non si compie in modo completo il 40% dei casi.
Il nostro paese ha da sempre costruito e stimolato la base industriale sulle piccole e medie imprese, quasi sempre familiari. In Italia, molto di più che negli altri paesi europei, il passaggio generazionale ha un’importanza strategica per lo sviluppo futuro della nazione nella sua interezza.
Attualmente più del 50% delle aziende italiane a conduzione familiare ha ancora al vertice fondatori over 60, che nei prossimi 10 anni dovranno affrontare il passaggio generazionale.
Le statistiche sono impietose, mostrando il frequente estinguersi delle aziende nel giro di una o due generazioni successive a quella del fondatore, mentre sopravvive solo il 15- 20% fino alla terza generazione.
Anche l’aumento delle aspettative di vita cambia lo scenario rispetto a qualche decennio fa: è frequente assistere nelle aziende alla direzione dei fondatori over 70 e, in qualche fortunato caso, over 80 che continuano a tenere saldo il timone.
Persone molto attive e dedicate, ma con una preparazione informatica, digitale e finanziaria spesso di basso livello.
Da questi fattori può derivare una scarsa propensione e propulsione all’innovazione in generale, cosa invece riscontrata pienamente nei figli che spesso sono nati insieme alla tecnologia.
Ecco perché diventa essenziale capire che inevitabilmente, a breve, tantissime innovazioni arriveranno cambiando radicalmente il nostro modo di vivere, viaggiare, lavorare e intendere un’azienda.
Soprattutto nel mondo alberghiero bisogna saper adeguare la propria azienda e valorizzare le innovazioni che potranno essere introdotte dai propri figli, più capaci ed intraprendenti.
I numeri di Antonio
“Quattro sono gli anni che avevo quando fui catapultato nell’azienda di ristorazione, quando mi diedero la mia prima divisa da cameriere: salivo sulla sedia per fare i caffè alla macchina del bar.
Per me era un gioco come può esserlo per un bambino di quell’età, ma con il senno di poi si potrebbe anche dire che la mia è stata un’infanzia bruciata.
Le mie date scolastiche sono state scandite con i cambi di locali e di località dei miei genitori.
Associo il periodo delle scuole elementari, (dai sei agli undici anni) a un ristorante, quello delle scuole medie (dai dodici ai quattordici anni) a un’area di servizio e gli anni delle scuole superiori (dai quindici ai diciannove) a una pizzeria.
Il mio matrimonio? Ad un hotel…naturalmente!
Se lo guardo da una prospettiva di crescita posso dire che il mio è stato un percorso faticoso ma privilegiato, poiché mi ha arricchito umanamente rendendomi la persona che sono oggi.
D’altro canto, penso non solo a quello che ho acquisito ma anche a quello che ho perso: la mia infanzia mia adolescenza…parte fondamentale della mia vita!
E in parte, preso dal vortice di una vita che è lavoro e di un lavoro che è la mia vita, ho “replicato” con i miei figli lo stesso “scandire del tempo”: la prima figlia con l’hotel, il secondo figlio con il bar, il terzo con l’hotel, anche se stavolta in altre vesti, quelle di titolare.
Su una cosa però sono certo di essere migliorato rispetto a mio padre, avendo compreso la lezione sulla mia stessa pelle: anche se apparentemente ho “replicato le fasi”, nella sostanza ho risparmiato ai miei figli tanti sacrifici.
Loro, a differenza mia, sono stati bambini, adolescenti e – finalmente – adulti, indipendentemente dalle varie attività lavorative dei genitori”.