L’eticità di Internet

Stare al mondo non è semplice; la formazione di un bimbo prima (e di un ragazzo poi) dipende da una miriade di fattori.

Quoziente intellettivo di base, quindi genetica, qualità dei genitori, competenza degli insegnanti e appropriatezza della scelta delle compagnie. Una serie di variabili impressionante a determinare di che pasta è fatto un essere umano.

Perché, per arrivare ad azzeccare i comportamenti e le scelte, serve qualcuno che ci indirizzi per bene. Poi sta a noi riconoscere la via più adeguata.

Essere un turista non è semplice

In passato lo era ancora meno. Consigliati da evanescenti passaparola, ammaliati dal sentito dire, coordinati dai mega pacchetti dei tour operator e dalle informazioni più o meno precise delle guide turistiche.

Ho vissuto un’esperienza simile recentemente, nella splendida e incomprensibile Cuba. Un misto di grata immobilità per una rivoluzione ormai lontana sessant’anni e menefreghismo più o meno forzato verso ciò che il mondo ha offerto oltre i confini dell’embargo statunitense.

 

Lontano dal web, con il wifi merce rara e a pagamento, sono tornato ad assaporare il gusto agrodolce del (semi)ignoto. Indicazioni stradali chieste ai passanti, orari di apertura e prezzi letti sulle porte dei musei, contrattazioni antidiluviane per ogni affare economico.

Unico baluardo contro la mia ignoranza, una guida di una famosa casa editrice australiana.

Ed è allora che ho realizzato la scoperta miracolosa dell’acqua calda. La vera e propria Epifania 2.0.

L’eticità e l’importanza di internet

Perché essere un turista resta complicato per un aberrante dato di fatto. Salvo rarissime eccezioni, se sei straniero e metti piede in terra altrui, assumi i prelibati connotati di un pollo da spennare e cucinare a fuoco lento.

E meno il territorio è globalizzato, termine troppo spesso strumentalizzato in accezione spregiativa, più insidie si nascondono dietro ad ogni possibile mossa.

Quindi le alternative sono due, se non si vuole considerare la strategia kamikaze di andare allo sbaraglio. Comprare una guida cartacea o pagarne una in carne ed ossa.

Quale che sia la preferenza, ridurrà il campo delle scelte indotte sotto l’egida di un’unica voce maestra. Un’unica persona, su quasi otto miliardi di ominidi, a dirvi cosa mangiare, cosa fare per divertirvi e dove dormire.

Ed essa può essere influenzata dalla soggettività dei suoi gusti, nella migliore delle ipotesi, fin’anche dagli interessi finanziari di mazzette e amicizie di convenienza.

Ma è mai possibile questo?!?

Ho la fortuna di aver girato mezzo mondo e continuo ad indignarmi di come trattiamo, da ospitanti, il turismo.

Invece di accogliere e premiare chi viene a studiare e valorizzare il nostro territorio, cerchiamo di cogliere ogni opportunità per mazzolare il nostro amico viaggista, sperando il più possibile che sia uno sprovveduto.

A Cuba hanno due valute ufficiali. I CUP per il popolo e i CUC per i ricchi stranieri.

In Messico, come altrove, i più importanti siti archeologici hanno un prezzo per i residenti e uno assai più salato per i forestieri (come il vaporetto a Venezia).

Ogni acquisto costringe all’estenuante contrattazione sul prezzo, un gioco perennemente a rialzo da parte di chi offre un servizio mai limpido.

Una volta a Roma, dopo una corsa in taxi, un autista mi ha confessato con ostentata spavalderia cameratesca di avermi graziato sul conto finale: perché si eri ‘n giapponese, te facevo un **** così!

E poi le tasse aeroportuali, quelle di soggiorno. Devo continuare?

Visto che però non ci decidiamo a trattare bene il nostro alleato, torniamo alla capitale importanza del mezzo web.

Il più democratico degli strumenti al mondo

Apolitico, senza dio e senza patria. Un cumulo di informazioni da leggere, incrociare e interpretare. E sarà pur certo che anche lì, come in ogni affare umano, gli interessi economici la faranno da padrone.

Sarà anche comprovato che il grande occhio di Google, di Facebook e chi prima e dopo di loro c’è stato e verrà, indirizzerà le nostre preferenze.

O che sia indigesta la quasi totale egemonia di alcune aziende (vedi alla voce Booking.com).

Ma sia benedetta la possibilità di affondare mani e occhi in una serie infinita di immagini, suggerimenti, lamentele e punteggi.

La forza di andare coscientemente da un tour operator e dire noi dove si vuole andare. La grazia di scegliere voli, treni, autobus e alberghi con una serie di click.

La fortuna di varcare la soglia di un ristorante non solo perché ci si è capitati, ma perché cento, duecento, mille persone hanno detto che è buono.

E, infine, la catarsi di liberarsi dal peso di un’esperienza negativa grazie all’utilizzo, anche sgrammaticato, della propria vena social.

O, al contrario, osannare chi ci ha finalmente trattati da Re.

Questo non ci impedirà di commettere errori di valutazione, sia chiaro. Restiamo esseri umani, le masse sono influenzabili e le classifiche manipolabili.

E poi i genitori, gli insegnanti, gli amici, la politica, i videogiochi, i vegani, Berlusconi, gli alieni e ogni possibile capro espiatorio pur di non ammettere le proprie responsabilità.

Perché alla fine dei conti, a patto che si abbiano la capacità e la coscienza di utilizzarlo nel modo più opportuno, Internet è in assoluto il nostro alleato più rassicurante.

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