Parità tariffaria, perché tutto questo astio?
Leggendo un po’ di polemiche riguardo la parità tariffaria con le OTA e l’attività dell’Antitrust, vorrei condividere alcune riflessioni.
La prima riguarda il fatto che le OTA lavorano in Italia ma hanno sede all’estero e non pagano le tasse da noi e questa è sicuramente una ingiustizia. Se guadagni in Italia, paghi in Italia, così come in qualsiasi altra nazione. Capisco e condivido questa battaglia.
Il secondo aspetto è più tecnico e riguarda la parity rate e l’idea che questa clausola sia penalizzante per l’hotel. In pratica, i contratti con le OTA impediscono all’hotel di vendere a tariffe più basse su qualsiasi canale on line.
Il mio ragionamento parte dal fatto che è l’hotel che decide sempre le tariffe da fare e le OTA sono solo gli strumenti per raggiungere il pubblico. È l’hotel che decide e mette in atto la politica e la strategia tariffaria, utilizzando di scegliere i canali più adatti, non le OTA. Le OTA forniscono solo lo strumento, non fanno offerte di loro iniziativa, non obbligano a fare certi prezzi…possono dare consigli che l’hotel può decidere di seguire o no.
Se, per esempio, per un certo giorno, l’hotel decide che il corretto prezzo di vendita sia di 100€, questo hotel metterà la tariffa di 100€ su tutte le OTA sulle quali è presente e sul proprio sito, perché secondo le analisi fatte quella è la tariffa che permetterà all’hotel di vendere, ottimizzando il proprio fatturato.
Non capisco perché un hotel dovrebbe voler mettere prezzi diversi a seconda del canale di vendita, non capisco proprio la polemica contro la Parity Rate. Lavorare con le stesse tariffe con tutti è qualcosa di logico e corretto che va a vantaggio del cliente e dell’hotel.
L’hotel applica la Parity Rate, non perché gliela impone una OTA, ma perché è il metodo corretto e logico di lavorare.
Sia il sito che le OTA si rivolgono, tramite internet, allo stesso identico grande mercato e di conseguenza la tariffa che l’hotel ritiene corretta, deve essere applicata da tutti, altrimenti non massimizza i ricavi.
Se, come dicevo prima, la tariffa per un certo giorno deve essere 100€, se vendo una camera a 95€ ho perso 5€ (oppure la tariffa corretta doveva essere 95€ e allora sto perdendo vendite), se mi metto in vendita tramite un canale a 105€, ci sono due possibilità: o rischio di non vendere e quindi non c’è utilità ad avere un canale che non funziona, oppure vendo, e allora perché non mettere tutti i canali a 105€? Comunque la vogliate vedere, la Parity Rate è un sistema di vendita logico e corretto.
La motivazione più comune che mi viene data è che sul sito l’hotel vuole fare tariffe più basse per evitare di ricevere prenotazioni dai portali ed essere costretto a pagare le commissioni. L’aspetto disintermediazione richiede un discorso a parte che affronteremo in un’altra occasione, ma se l’hotel vuole essere più appetibile delle OTA per attirare più clienti, ha mille altri mezzi che non far pagare meno la camera…può includere un servizio che normalmente è a pagamento, può pensare ad un regalo da fare al cliente, può fare un upgrade, può sbizzarrirsi come vuole, se davvero vuole favorire il cliente.
Torno a chiedermi come mai questa clausola, logica, della parità tariffaria dia così tanta noia al punto da rivolgersi all’Antitrust a minacciare cause, quando in realtà è solo buon senso, facilmente comprensibile da coloro che sanno come funziona il mercato turistico oggi.
Non sono sicuro di quali siano le conseguenze verso gli hotel che non rispettano la parità tariffaria, ma credo che possano essere una penalizzazione nella visibilità sulle OTA ( del resto perché non penalizzarlo, visto che l’hotel lo fa con loro?) oppure la rescissione del contratto (ma anche qui, visto che l’hotel non considera la OTA un partner importante, non è una grande perdita).
Continua a sfuggirmi il vero senso di tutta questa polemica…